domenica 8 giugno 2008

Recensione di Tropa de elite - L’action movie brasiliano che ha trionfato a Berlino arriva in sala





Obbligatorio fare una premessa: Tropa de elite è la più grande produzione che il cinema brasiliano abbia mai sostenuto, e segnerà (speriamo) l’inizio, o quasi ,vedi il sorprendente City of God di Meirelles (2001), di una stagione elettrizzante e stimolante per tutta l’industria della settima arte carioca. Da notare come i fratelli Bob e Harvey Weinstein, squali della produzione statunitense, abbiano co-prodotto e distribuito sia Tropa de Elite che City of God, che quell’anno, grazie soprattutto al loro lavoro, fu nominato a 4 statuette. Il battage pubblicitario non ha precedenti, vedi la diffusione illegale sul web (creata ad hoc?) che ha fatto sì che la pellicola fosse vista da 11 milioni di brasiliani ancor prima di approdare in sala. Si racconta addirittura, e noi facciamo finta di crederci, che il regista ne abbia trovato una copia pirata nel salotto del Ministro della Cultura brasiliano, Gilberto Gil. A coronare questo successo mediatico e di pubblico, sorprendente anche al botteghino, è arrivato poi L’Orso d’Oro alla Berlinale 2008, che ha sdoganato il film da semplice fenomeno comunicativo ad opera di qualità e rilevanza cinematografica.
In effetti Tropa de elite è un pugno nello stomaco. José Padilha, dopo aver girato con successo un documentario sulla polizia di Rio (Onibus 174), cambia registro e per il suo primo fiction movie sceglie un linguaggio aggressivo. Il film, ambientato nella Rio di una decina d’anni fa, narra le vicende di vari individui di tutte le classi sociali le quali, per motivi opposti, sono indissolubilmente legate al traffico della droga. Con una tecnica narrativa che, non solo per tematica, ricorda Traffic di Soderbergh, Padilha ci regala, attraverso gli occhi innocenti di due novellini della polizia e la cinica coscienza del Capitano Nascimento, unica interpretazione da segnalare per un intensissimo Wagner Moura, una brulicante Rio dove la Polizia si comporta come una cosca mafiosa, inquinata da ogni sorta di corruzione a tutti i suoi livelli gerarchici, che addirittura alimenta la criminalità delle favelas. All’interno di questo sconfortante scenario c’è ancora un reparto speciale, il BOPE, la Truppa d’elite per l’appunto, che continua, con metodi forse poco ortodossi ma più che efficaci, la lotta contro il crimine e in particolare contro i narcotrafficanti che tengono in pugno le sorti delle favelas.
Dal punto di vista stilistico la regia, per la verità ancora un po’ acerba, è frenetica e inquinata da uno stile parahollywoodiano che fa il verso ad un mostro sacro quale Michael Mann. La fotografia che attenua i colori caldi ad ogni livello si attesta come l’elemento tecnico meglio riuscito, caratterizzando fortemente la pellicola.
Il film ha dalla sua una trama abbastanza intricata, ma raccontata con una linearità invidiabile, che rende il tutto godibile e coinvolgente, nonostante la lunga durata. Tropa de elite è un film che non ha velleità documentaristiche, anzi spesso la realtà viene sostituita con la caratterizzazione quasi grottesca di molti personaggi, ma risulta comunque efficace dal punto di vista sociale, lanciando un messaggio chiaro e ben indirizzato, lancia un appello interclassista ad una città corrotta, dipendente dalla droga, regolata dalle leggi non scritte del ‘sistema’ e abbandonata al proprio destino dalle istituzioni locali e centrali. Per di più la sceneggiatura non è avara nel regalare siparietti quasi comici, che, in un contesto del genere, risultano quanto mai esilaranti e ben collocati.
Stringendo il cerchio questa discussa pellicola ha innumerevoli frecce al suo arco, è un ottimo action movie, è un’opera di denuncia sociale, ha un’efficacia cinematografica e soprattutto regala spunti di riflessione su ogni tipo di società civile, non ultima quella italiana.

VOTO: 78/100
Tommaso Ranchino

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