lunedì 6 ottobre 2008

Recensione di Babylon A.D. - Il Razzie non tarderà ad arrivare!


Un mercenario in una società post-apocalittica deve scortare dalla Russia a Manhattan (plauso all’originalità!) una sorta di Vergine Maria post-moderna, che ospita nel ventre un Messia alieno.
Premessa obbligata: la fantascienza è un campo minato per chi lavora nel settore cinematografico, ancor più di quello letterario, il confine che divide capolavoro e flop è così sottile che spesso anche i maestri possono steccare. Kassovitz, regista transalpino in perenne crisi, ha preso un rischio, e gli è andata male.
C’era speranza nei confronti di Babylon A.D., non ci si aspettava un capolavoro, ma qualcosa, anzi tutto, in più sicuramente. La lunga lavorazione, la scelta di un testo di Maurice G. Dantec, visionario, discusso e discutibile romanziere di sci-fi francese, la firma di un Kassovitz in cerca perpetua di riscatto. Questi dettagli potevano far presagire un risultato sorprendente al pari di quello de I figli degli uomini, ed invece ci troviamo di fronte ad un’opera che rispetta i settaggi predefiniti del genere action: sceneggiatura di circostanza, mai efficace, ambientazioni scopiazzate e personaggi disegnati più che costruiti o modellati.
La trama, che ben faceva presagire anch’essa, viene violentata da un plot che presenta lacune mostruose e davvero fantascientifiche, la regia non si prende nessuna libertà stilistica , Kassovitz mette il pilota automatico e si culla, erroneamente, su quel richiamo prettamente anni ’80 del ‘futuro non troppo lontano’, in cui la società ha perso il barlume del raziocinio e della solidarietà reciproca. Poco importa che ci sia qualche scena d’azione abbastanza riuscita.
Vin Diesel, dal canto suo, fa il solito, d’altra parte è lui l’erede della trinità action (Schwarzy-Sly-Willis) che Hollywood per ora propina. Mathieu Kassovitz dopo l’esordio con botto e Palma d’Oro nel 1995 con L’odio, corona la sua picchiata verso il basso col suo prodotto peggio riuscito, adesso deve risalire per forza, d’altronde si dice che dopo aver toccato, raschiato in questo caso, il fondo la rinascita è a portata di cinepresa.
La cattiva stella che ispira il film trova il suo riscontro manifesto in un finale imbarazzante, sbrigativo, scollegato. Come se il proiezionista avesse deliberatamente decurtato una buona mezz’ora di pellicola, una sensazione alquanto disturbante a corollario di un’esperienza filmica dannatamente surreale.
Insomma Babylon A.D. manca principalmente di una personalità propria, è un collage, per non dire accozzaglia, di intuizioni ed elementi che hanno caratterizzato film riusciti ed epocali quali Blade Runner ed affini. Un esperimento che in un genere come questo ha sempre portato progetti economicamente ambiziosi a naufragare malamente, mentre in generi meno esigenti quali il comedy è sempre risultato un buono scoglio su cui appoggiarsi.
C’è ben poco altro da dire su questo titolo.
Il Razzie è nel mirino della coppia, che probabilmente non rivedremo più insieme, Vinnie-Mathieu.

VOTO 40/100
Tommaso Ranchino

4 commenti:

Valentina Ariete ha detto...

Lo sapevo che t'eri emozionato per tutti quei tatuaggi: t'ho pensato troppo quando li ho visti!!!

Cmq confermo: una cagatona mondiale!!!

L'unica cosa bella del film era lei...

Pangallo ha detto...

Me lo state stroncando tutti... A me incuriosiva tanto... Verò di vedermelo senza pagare...

Unknown ha detto...

@ vale: beh, anche su quelli avrei molto da ridire...però già il fatto che vengano evidenziati spesso mi consola...

@ ale: tu 6 certamente di bocca buona, o di manica larga va, ma questa è proprio una cagatona epocale fidati...

Anonimo ha detto...

"corona la sua picchiata verso il basso col suo prodotto peggio riuscito, adesso deve risalire per forza, d’altronde si dice che dopo aver toccato, raschiato in questo caso, il fondo la rinascita è a portata di cinepresa."

avrà voluto sperimentare sulla sua pelle che il problema non è la caduta, ma l'atterraggio

Carlo