giovedì 23 ottobre 2008

III Festival di Roma - Incontro con i registi di 8


8, formato da 8 cortometraggi che si occupano degli 8 obiettivi fissati dall’ONU per risollevare le sorti del pianeta nel 2000, è paradossalmente stato boicottato dalle Nazioni Unite, a causa dell’episodio dedicato alle pari opportunità girato dall’indiana Mira Nair (Kamasutra, Monsoon wedding), tacciato dall’autorità internazionale di essere offensivo nei confronti della religione islamica: “Inizialmente avevamo concordato con l’ONU che il loro logo sarebbe apparso sulla locandina del film – dice la produttrice - se loro ci avessero lasciato una completa libertà artistica da donare ai registi coinvolti. Quando poi hanno visto qualche episodio, quello di Mira Nair per la verità, hanno deciso di ritirarsi dal progetto. Addirittura hanno chiamato gli organizzatori di Cannes e di tanti altri Festival perché non proiettassero il film”.
Gli intenti del film sono nobili: “Smuovere l’opinione pubblica su di un tema del genere è fondamentale – dice sempre la produttrice – la nostra è la prima generazione che ha nelle sue corde i mezzi per eliminare la povertà, o perlomeno attenuarla significativamente”.
Tra i vari registi presenti, oltre aWim Wenders, una certa attenzione era rivolta al divo tascabile messicano Gael Garcia Bernàl, che ha esordito alla regia. Curiosa la location del suo corto, l’Islanda: “Mi hanno invitato a fare un episodio sull’istruzione, mi trovavo a lavorare in teatro in Islanda. Essendo io messicano ovviamente la prima cosa venutami in mente era il Centro America, o l’America Latina, ma alla fine ho deciso di girarlo in Islanda. È stata una grande sfida ed un onore partecipare ad un progetto insieme a registi di questo calibro”.
Nel marasma di banalità dilagante in conferenza, Mira Nair riscuote gli applausi della stampa quando, rispondendo ad una giornalista che addossava le colpe ad una filiazione irresponsabile da parte delle donne dell’area asiatico-africana, dice: “I figli di solito si fanno in due, quindi non solo le donne vanno educate. Poi la questione è ben più complessa di così. Da dove vengo io più figli hai più possibilità hai di poter lavorare la terra da coltivare, non esiste un numero di figli da fare universalmente giusto, penso che vari da cultura a cultura”.
Sempre pungente Wenders, che riguardo la sua prestigiosa collaborazione ha affermato: “Il mio obiettivo era molto astratto, forse hanno pensato che un tedesco con il suo pragmatismo sarebbe stato capace di riportarlo bene, essendo più organizzato”.
Gaspar Noé (Irrevérsible), che ha firmato uno degli episodi migliori e di maggior impatto, descrive la sua esperienza: “Sono stato fortunato ad avere un argomento decisamente meno ampio di altri: l’AIDS. Potevo affrontarlo sia dal punto di vista dell’accesso ai medicinali che attraverso racconti personali, ed ho optato per quest’ultima. Ho voluto mettere a disposizione di un mini documentario le armi tipiche del mio cinema”.
Il grande assente della manifestazione romana è Gus Van Sant, dopo aver latitato artisticamente sullo schermo, il suo episodio è il più banale, da forfait anche all’incontro con la stampa.

Tommaso Ranchino

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