venerdì 10 ottobre 2008

Recensione di No Problem


Già in SMS – Sotto mentite spoglie Salemme aveva deciso, tramontata ormai la storica collaborazione con Carlo Buccirosso passato in scuderia Vanzina Bros., di farsi affiancare da un comico carismatico come Panariello, questa volta, oltre al toscanaccio, assolda il camaleontico Sergio Rubini, suo attore preferito riferisce, per formare un trio che promette lunghe file ai botteghini.
La vita di Arturo Cremisi, attoruncolo di fiction, si sovrappone tra personaggio e realtà. Un bambino, orfano di padre, riversa nel protagonista la carenza paterna, e lo spietato ed esilarante agente di Cremisi (Rubini) coglierà la palla al balzo per sfruttare la compassione del grande pubblico pubblicizando l’accaduto ed intavolando un vero e proprio caso mediatico su misura del popolino mangia scandali del Belpaese.
Questa volte l’attore–regista napoletano abbandona la commedia degli equivoci amorosi per impelagarsi in una critica all’industria mediatica made in Italy, se la prende, in ordine sparso, con la voglia spasmodica di reality e realtà con una particolare predilezione per tutto lo scabroso che la caratterizza, con la scadente qualità delle fiction nostrane, con la caducità del successo effimero e sempre più ingiustificato e i seguenti compromessi a cui si è costretti a scendere. Non ha nessuna velleità analitica, e per fortuna diciamo noi, nei confronti della figura paterna promiscua che si viene a creare nel succedersi delle vicende.
La direzione artistica e il casting portano ad un risultato parateatrale tipico della cinematografia di Salemme, l’inserimento nel cast di Anna Proclemer, Oreste Lionello e dello stesso Rubini, tutti formatisi sui palcoscenici, investe No problem di un connotato manieristico che si staglia come valida alternativa ai progetti di Neri Parenti e Vanzina.
Il cinema di Salemme restituisce alla commedia all’italiana un certo distacco dalla realtà nella costruzione dei personaggi: lo splendido Enrico Pignataro, riferimento neanche troppo velato al press agent Pignatelli, di Rubini (la parte migliore del film), la mamma portata in scena con maestria dalla Proclemer, il folle dalla doppia personalità affidato a Panariello sono tutte macchiette d’ispirazione ricercabile nelle suggestioni del teatro di De Filippo e di Scarpetta. Avrebbe forse meritato più spazio Ronnie, l’indiano protagonista della scena più esilarante di SMS, che invece qui viene riproposto marginalmente per sfruttarne il richiamo ed il credito guadagnato nell’opera precedente.
A scapito di questi meriti No problem è un film, in assoluto e non rapportato quindi al desolato panorama della nostra commedia, davvero poco esaltante. Scontato e addirittura stanco in alcune sequenze se la prende in modo facilone con dei bersagli sin troppo facili. Manca in Italia il coraggio e la voglia di prendersi qualche rischio. Memento audere semper. Questo dovrebbe essere il motto di chi fa commedia, il cineasta napoletano avrebbe nelle corde gli strumenti per essere efficace ed aspro, ed invece continua a mandare avanti produzioni senza mordente alcuno.
Le poche risate intelligenti sono affidate, come già detto, ad un buon Rubini e ad un Panariello che si riferisce a sé stesso nel reinterpretare una parte adiacente a quella che vestì in Ti amo in tutte le lingue del mondo di Pieraccioni.
Da vedere comunque se si ama la commedia nostrana, ma non si sopportano gli stucchevoli siparietti di scuola Boldi-De Sica.

VOTO 54/100
Tommaso Ranchino

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