domenica 26 ottobre 2008

III Festival di Roma - Incontro con Giampaolo Pansa ed il cast e il regista de Il sangue dei vinti


Il sangue dei vinti è un’iniziativa Rai Cinema, il film è una versione ridotta delle due puntate della fiction che andrà in onda sulle reti nazionali. “Il film è costato 9 milioni di euro. La fiction – dice il produttore Fracassi - andrà in onda a dicembre 2009. Il film uscirà nelle sale invece a Febbraio 2009”.
Il film, liberamente ispirato al romanzo di Giampaolo Pansa, vuole rendere giustizia alla memoria delle vittime, sia dei partigiani che dei repubblichini di Salò, della guerra civile italiana precedente alla vittoria degli alleati.
Proprio ieri Fini ha detto che si poteva parlare, riferendosi a Napolitano, di El Alamein con la memoria pacificata di oggi. Ed a questo riguardo il regista Michele Soavi dice: “L’intento del film è proprio questo, una sorta di pacificazione per rendere umana una guerra, dove vengano seppelliti tutti i morti”.
Protagonista del film Michele Placido, storicamente uomo di sinistra, che rivela di aver fatto parte della Giovine Italia quando era adolescente: “Fino a 16 anni ero iscritto alla Giovine Italia e anche nelle Università c’era una preponderanza MSI. Venendo a Roma e facendo il poliziotto, ho conosciuto dei compagni e sono diventato di sinistra. Ho capito che il fascismo è stato un orrore. Non c’entra nulla, ma oggi mi trovo vicino agli studenti questi giorni”.


Presente all’incontro con la stampa Giampaolo Pansa, che si leva subito un sassolino: “Mi sarei aspettato che il film fosse stato in concorso, presentarlo come proiezione speciale non mi è piaciuto, ma l’ho accettato come accetto tante cose italiane che non mi piacciono”.
Per quel che riguarda la trasposizione cinematografica del suo libro la vede così: “Il sangue dei vinti è un libro intraducibile in un film. Una specie di lungo elenco di nomi ed orrori. Qui è stata inventata una storia con un personaggio immaginario, che Placido interpreta come nessuno poteva fare. Il film mi basta, e anzi conoscendo i miei polli (del pollaio Italia), mi basta e mi avanza”.
Anche per Michele Soavi non dev’essere stato semplice confrontarsi con una tematica del genere, che, volenti o nolenti, ha distrutto le vite di persone che ancora oggi non hanno un riconoscimento diffuso: “Mi sono avvicinato al progetto con estrema cautela, ho esperienze familiari in merito. Mio padre, che è uno scrittore, viveva al Nord, ed è diventato repubblichino per cultura. Mia madre viene da una famiglia di ebrei. In generale si è scelto di seguire il Pansa-pensiero. Lo stesso scrittore mi ha suggerito di fare il film come se fossi un lappone, quindi isolandomi dalla situazione del nostro Paese. Questo mi ha aiutato a raccontare la verità”.

Tommaso Ranchino

Nessun commento: