venerdì 24 ottobre 2008

III Festival di Roma - Incontro con il cast e la regista di Schattenwelt


Sono approdati a Roma per presentare al mondo Schattenwelt il cast e la regista Connie Walther, fieri di un progetto indie che ha piacevolmente impressionato la critica nella seconda giornata di Festival.
Il film ha avuto una genesi alquanto fortuita: “Per caso a Friburgo incontrai un ex terrorista e dopo averci lavorato nove anni porto qui un progetto piccolo, di minore entità, che affronta l’argomento in maniera diversa. Al centro questa volta la figura della vittima, non del terrorista. Questo ha anche suscitato qualche dibattito, ma io sono orgogliosa di quanto abbiamo prodotto”.
Nove anni sono tanti. Cambia il cinema, il costume, la società. Questi cambiamenti hanno giovato al progetto, a quanto dice la regista: “ Avevamo tempo, ben 9 anni, e a posteriori è stato un fattore molto positivo: quando abbiamo lanciato il progetto in Germania si diceva che non era un tema adatto ad un Paese come il nostro. Il mutamento del clima politico ha mutato anche l’opinione pubblica, addirittura la mia sensibilità è cambiata, si è acuita”.
Il rischio di idolizzare e rendere veri fenomeni mediatici i terroristi è un cancro che infesta anche il nostro Paese, assassini assurti a personaggi epici dall’integrità intaccabile, questo un cliché che Schattenwelt disintegra scena su scena.
Altre polemiche il film le ha scatenate riguardo la partecipazione nella composizione della sceneggiatura di un ex terrorista: “Un ex terrorista ha ricevuto – dice la Walther - un compenso, derivato da finanziamenti pubblici, per la collaborazione alla sceneggiatura, ci si è chiesto polemicamente se un ex terrorista avesse il diritto di ricevere compensi dallo Stato. Io penso che se uno ha scontato la propria pena abbia diritto di dare il proprio apporto, se la storia incontra un interesse dall’opinione pubblica. Ed ha anche diritto di essere retribuito per questo”.
Doveroso il confronto con il film, proiettato in mattinata, La banda Baader Meinhof: “L’altro film – dice la regista – ha un budget di 20 volte superiore al nostro, è stato distribuito in 500 copie in Germania. È agli antipodi del nostro progetto, mentre La Banda Baader Meinhof è indirizzato al grande pubblico, il nostro è un film d’autore”.
La nota migliore di Schattenwelt, dal punto di vista artistico, è senz’altro l’interpretazione della protagonista femminile Franziska Petri: “Mi sono talmente identificata con la vittima che ho voluto difendere il personaggio, in effetti mi sono sentita addosso tutta la responsabilità del render giustizia ad un personaggio del genere, volevo davvero darle una voce, in Germania questo non accade mai”.

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