domenica 26 ottobre 2008

III Festival di Roma - Intervista al cast de Il passato è una terra straniera e a Daniele Vicari


Daniele Vicari perché ha scelto questa storia?

Daniele Vicari: “Il romanzo di Carofiglio mi ha colpito profondamente, l’ho trovato estremamente moderno. Questo è un modo di fare letteratura che sta per fortuna prendendo piede in Italia, racconta i chiaroscuri della società moderna e nel frattempo mi ha ricordato i protagonisti di alcuni romanzi di fine ‘800, che avevano problemi d’identità. Proprio la questione dell’identita è il motivo fondamentale che mi ha spinto a fare il film. E poi ovviamente perché ho pensato che da una storia così si poteva fare un film in cui il cinema potesse avere delle ampie possibilità di esprimersi”.

Elio Germano il tuo personaggio intraprende un percorso che tu hai deifnito liberatorio, nell’intepretarlo hai provato a fare la stessa cosa?

E.G.: “Qui ho voluto decostruire, più che costruire per lasciare al personaggio la possibilità di rimanere stupito davanti agli eventi. Scavare piuttosto che edificare. Così che il personaggio potesse meglio considerare questa apertura verso un mondo nuovo, come fosse una liberazione. Una cosa che mi fa molto piacere è che nel film racconta più quello che non vediamo di quello che si dice”.

Michele Riondino la tua interpretazione e quella di Elio Germano sono state molto coinvolgenti, come ti sei preaprato?

Michele Riondino: “È stata un’espserienza molto diversa da altre esperienze cinematografiche che ho avuto. Ho affrontato una preparazione rigida, come teatrale, del personaggio. In un secondo momento è avvenuto l’incontro con Elio: abbiamo trattato molto sulla sceneggiatura, abbiamo ridotto ed eliminato alcune parole ed abbiamo fatto una sorta di lavoro di simbiosi con i personaggi”.

Il suo è un film di genere?

D.V.: “Il tema dei generi cinematografici è superato, ormai i generi si mescolano tra loro in maniera inestricabile. Il problema che mi pongo sempre è se il racconto nel suo sviluppo produce senso, molti film di genere invece non producono senso alcuno. Il racconto narrato nel romanzo mi è sembrato subito capace di produrre senso”.


Valentina Lodovini come ti sei preparata alle scene di violenza così forti?

V.L.: “Il clima di lavoro era molto sereno ed accogliente, ho vissuto comunque il qui e ora che si cerca così tanto al cinema. La scena è stata così forte che dopo averla girata ho cominciato a proteggermi anche nella vita, cosa che prima non facevo”.

A tal riguardo il regista ci tiene a dire: “ Amo i film in cui c’è anche l’azione e non ci sono persone che parlano intorno al tavolo. Girando il film ho imparato che le scene violente o sono studiate come si studia una danza o non funzionano”.

Per finire Vicari, riguardo le polemiche che si sono scatenate dopo la censura ricevuta dal suo film (v.m. 14 anni), lancia una forte stoccata: “L’istituto della censura è una sopravvivenza del medioevo ipocrita e fallace, i film più belli della storia del cinema in Italia sono stati vietati, se dobbiamo proteggere i cittadini in questo modo c’è qualcosa che non va nella nostra società. Bisogna discutere di questo per crescere come comunità”.

Tommaso Ranchino

1 commento:

citroglicerina ha detto...

bell'intervista.

non vuoi fare scambio link con noi?
bt di showfarm.com

grazie per l'attenzione.