sabato 25 ottobre 2008

III Festival di Roma - Intervista a Viggo Mortensen e Ed Harris per Appaloosa


Ultimamente sono usciti 3 film western dallo stile tradizionale con la firma di grandi attori: Kevin Costner, Tommy Lee Jones e lei. Come mai si rispolvera questo genere?

Ed Harris: “Nel mio caso è stata una scelta assolutamente intenzionale. Volevo fare un omaggio al filone western e il racconto di Robert B. Parker si prestava bene a questo tipo di narrazione, volevo fare riprese semplici. Volevo che il pubblico entrasse nel mondo di questo racconto ed ho deliberatamente scelto questo stile”.

A quali film western si è ispirato in particolare?

E.H. “Ho guardato moltissimi western, ma non ho un titolo come modello. Sono tanti quelli importanti, ad esempio C’era una volta il west, la cosa che mi affascinava di più è che sono tutti basati sulla forza dei personaggi”.

Viggo com’è stato lavorare con Ed?

Viggo Mortensen: “Era stato molto piacevole lavorare insieme in A history of violence. Andiamo molto d’accordo. Ho trovato da subito il racconto molto interessante, una storia di uomini e della loro infelicità. Ed poi è un regista attentissimo ai dettagli”.

Il suo è un film classico, ma con due elementi moderni: l’ironia e un’inconsueta immagine spregiudicata della donna. Ce ne parli.

E.H. “La sceneggiatura è basata sul romanzo, l’85% dei dialoghi presi dal libro, perciò l’umorismo asciutto è di Parker. Questi due convivono da 10 anni e comunicano attraverso semplici sguardi e mimica.
Allie era una donna a quei tempi rimasta sola, non volevo tirare in ballo una sorta di vedova nera calcolatrice, ma solo una doveva cavarsela e riuscire ad andare avanti”.

Si sente sotto pressione quando comincia a girare come regista?

H. “L’unica pressione è quella di dover lavorare bene e fare il miglior film possibile”.

Harris l’attraggono i ruoli ironici?

E.H. “Uno dei miei attori preferiti è Paul Newman (applausi in sala ndr). Amavo il suo senso dell’umorismo, qualunque ruolo interpretasse, vedi Butch Cassidy. Mi sarebbe piaciuto avere più ruoli, non stupidi, ma in cui usare un senso dell’umorismo intelligente. Penso di essere un tipo divertente”.

Viggo il tuo è un personaggio soprattutto di sguardi, come lo hai approcciato?

V.M. “Il romanzo contiene questi aspetti ed io ho voluto fare di tutto per poter esprimermi così. Con Ed abbiamo studiato com’erano i cadetti dell’accademia militare nell’800. Abbiamo anche pensato cosa potevamo integrare tra i nostri due personaggi. Quando lavori con un regista-attore l’attenzione che si usa è massima.
È incredibile come il film dia l’impressione di costare almeno il doppio di quanto è realmente costato”.

Tommaso Ranchino

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