giovedì 10 aprile 2008

Recensione di Shoot 'em up - Un action movie che si barcamena tra pulp e grottesco

Mr. Smith è seduto ad una fermata d’autobus, ha su il broncio d’ordinanza, prende dalla tasca una carota, la morde. Il suo spuntino è però interrotto dalla corsa di una donna incinta inseguita da uno scagnozzo armato. Mr. Smith: “Che palle!”, si alza e li rincorre: uccide lui con la carota e, schivando e rispondendo alle centinaia di pallottole che i rinforzi del cattivo materializzatisi dal nulla gli scagliano addosso, s’improvvisa levatore e fa partorire lei.
Da qui tutto verrà per proteggere il neonato tra mille difficoltà.
Michael Davis, dopo un inizio di carriera claudicante, lascia il segno con un action movie sui generis, arrivato in un momento in cui se ne sentiva davvero il bisogno. Shoot ‘em up, da mariuolo quale è, rubacchia qua e là tra le graphic novels di Frank Miller e le suggestioni di tarantiniana genesi che l’ultimo Rodriguez ci sa riproporre con stile.
Ogni clichè del blockbuster d’azione Davis lo sfotte e lo ridicolizza, crea, quasi disegna, i personaggi gettandoli in una realtà parallela oltremodo sopra le righe. Mr. Smith (Clive Owen) è un eroe atipico con uno spiccato humour, ghiottissimo di carote (che usa anche per uccidere) e con un innato talento per le armi, croce e delizia della sua intera esistenza. La Bellucci è una prostituta dal talento morbosamente deviante (vedere per credere) che saprà prendersi cura, a modo suo, sia del neonato che, soprattutto, del suo Bugs Bunny personale. Infine uno splendido Giamatti, forse ancora una volta poco sfruttato, veste i panni sarcastici di un cattivo catapultato nella pellicola direttamente dal mondo dei cartoon.
Le sparatorie infinite non risultano mai pleonastiche, creano siparietti divertenti e dall’invidiabile dinamicità, il sangue e la violenza onnipresenti sono ad alta digeribilità, e il merito va tutto assegnato all’affinità globale che il film vanta nei confronti del mondo del fumetto e dell’animazione.
Shoot ‘em up, oltre ad essere un riuscito esercizio di stile, si muove su un binario parallelo che verte sulla denuncia all’eccessiva fruibilità delle armi negli States. Paradossalmente proprio in un’opera che inneggia alla rilevanza cinematografica di pistole e proiettili, questi ultimi diventano i capri espiatori su cui puntare il dito per giustificare la violenza e la dilagante criminalità che infesta i vicoli delle megalopoli a stelle e strisce.
Il limite manifestato dalla pellicola è la debolezza relativa della sceneggiatura, che non rende completamente giustizia a tutte le aspettative che il film visivamente propone. Un ottimo Owen, che riprende quella strada intrapresa con successo in Sin City, avrebbe ulteriormente giovato di battute ancora più pungenti e dissacranti. La Monicona nazionale risulta un po’ ridicola nella versione doppiata nella quale, nelle parti da lei recitate in italiano nell’originale, si avventura in un dialetto napoletano poco credibile e mal ritmato, forse il ricorso al dialetto natio della diva (quello di Colpo gobbo a Milano per capirci) sarebbe risultato più appropriato e sicuramente più divertente, rubando una sana risata ai più nostalgici.
In conclusione Shoot ‘em up è un film d’azione sopra le righe che si muove con dimestichezza tra il pulp ed il grottesco, ponendosi come termine di paragone per le opere future del sorprendente Michael Davis.

VOTO 72/100
Tommaso Ranchino


Trailer

1 commento:

Valentina Ariete ha detto...

PLEONASTICHE!!!!!

Ecco qual era la parola.

A egregio, mo' stai a fà troppo lo splendido...

E l'hai usata pure non a sproposito questa parola.

Complimentoni.