martedì 26 febbraio 2008

Incontro con Pierfrancesco Favino - In Italia non si apprezza il lavoro di noi attori



Nell’ottica dell’iniziativa del critico Franco Montini I volti nuovi del cinema italiano, lunedì scorso l’attore Pierfrancesco Favino ha incontrato pubblico e stampa nella sala Deluxe della Casa del Cinema di Roma: una chiacchierata sul cinema italiano e non solo con uno degli attori più intensi ed affidabili del panorama attuale.

I film corali

L’attore romano si è trovato tra i protagonisti di alcuni dei film più importanti degli ultimi anni, che sembrano avere tutti un comun denominatore: la coralità. Opere come L’ultimo bacio, Romanzo Criminale, Saturno Contro e La sconosciuta puntano manifestamente sul lavoro di gruppo del cast. Favino la vede così: “In questi anni in Italia c’è stato un vero e proprio filone di film corali. Io sinceramente non ho una preferenza per questi o per altri. E’ stata una combinazione che io mi trovassi in tutti questi progetti dalla natura simile. Devo dire che posso scegliermi i ruoli da interpretare solo da pochissimo tempo”.

Il mestiere dell’attore in Italia

Favino, un po’ stizzito per la verità, ci tiene a precisare un po’ di cose sulla situazione dell’attore, e del cinema più in generale, in Italia: “Onestamente penso che la vera cosa nuova del cinema italiano siano gli attori. E il cinema non riesce a stargli dietro. Si parla tanto dei nuovi registi in Italia, ma secondo me il regista più moderno resta ancora Bellocchio. Il sentimento d’invidia tra noi attori non esiste più, si è trasformato in un costruttivo spirito corporativo, ma per i registi non è così”.
Quando poi gli vengono riferite le dichiarazioni di Elio Germano, secondo il quale gli attori in Italia non siano presi sul serio, dice: “Dipende, l’attore si può fare in mille modi diversi. Però troppo pochi si rendono conto che la presenza dell’attore può totalmente cambiare un film. Solo quattro registi che ho incontrato, su quaranta film che ho fatto, sanno davvero dirigere il cast. Qui da noi si pensa che gli attori siano solo una faccia, va costruita la cultura dell’importanza del mestiere che facciamo. Ad esempio Germano era un grandissimo attore ben prima di Mio fratello è figlio unico”.

Il lavoro a Hollywood

L’attore ha partecipato a tre progetti hollywoodiani: Una notte al museo, Le cronache di Narnia e Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee. Quando gli si chiede se i registi americani invece siano più attenti agli attori, dice: “Dipende. Nel primo film, Una notte al museo, ho lavorato con un regista assolutamente indifferente nei confronti degli attori. In Narnia invece ho incontrato Andrew Adamson, un cineasta davvero attento al lavoro col cast. Per Spike Lee il discorso è diverso: ha una sensibilità diversa da Adamson. Si è dimostrato davvero sensibile alle richieste e alle esigenze che avevo, è stata una grande esperienza lavorarci”.

Cinema e TV

Favino è stato il Bartali della fiction televisiva e, da pochi giorni, ha terminato le riprese di una fiction su Giuseppe Di Vittorio, del quale regala ai presenti una spassosa imitazione. Ha dovuto costruire entrambi i personaggi con una certa cura: “Bartali è così popolare che è rimasto nitidamente nella memoria collettiva, quindi mi sono subito preoccupato della non somiglianza fisica che ci divideva. Poi però Castellitto mi ha consigliato di creare un mio Bartali, e così ho cercato di fare. Il personaggio di Giuseppe Di Vittorio invece mi ha da subito colpito per la sua integrità morale. Mi sono letto praticamente tutto quello che c’è in giro su di lui, tutti i suoi discorsi. Lui era un bracciante del Sud che è diventato addirittura Presidente della Federazione Sindacale Mondiale. Da Cerignola a Washington. Andrà in onda ad autunno”.
Quando viene messo di fronte al fatto che spesso gli attori non fanno TV perché hanno paura di non essere ben visti dal mondo del cinema e di non essere più chiamati dai registi, risponde: “Magari il cinema italiano avesse il coraggio di fare un film su personaggi come Di Vittorio. Perché dobbiamo vedere Il petroliere e non facciamo un film sul nostro Mattei? Perché non facciamo più biografie o film epici? Mi diverto onestamente di più nel fare Bartali, piuttosto che quattro amici che parlano delle fidanzate che li hanno lasciati, quelli li posso vedere tutti i giorni nella mia vita quotidiana. E poi credo fermamente che la TV non serva a far addormentare le persone”.

Nessun commento: