giovedì 4 dicembre 2008

Recensione di Bolt


Dopo poco più di un mese dall’uscita dello splendido e, a modo suo, rivoluzionario Wall-E, il miglior prodotto in assoluto dell’animazione nell’era digitale, la Disney torna in sala con “Bolt – Un eroe a quattro zampe”. E lo fa senza la Pixar, questa è la notizia. Nonostante ci sia John Lasseter, storico uomo Pixar, nei panni di produttore esecutivo e, naturalmente, di guida per gli esordienti registi, il prodotto, tecnicamente impeccabile, che ne esce ha caratteristiche simili, ma non del tutto identiche alle collaborazioni Disney – Pixar.
Il film narra delle avventure di Bolt, cane protagonista di una serie tv di successo nella quale salva il mondo grazie ai suoi superpoteri. Il problema è che per Bolt esiste solo il mondo fittizio in cui è un supereroe, e quando esce dal teatro di posa hollywoodiano per andare in cerca della sua padroncina si scontrerà, e i traumi non saranno pochi, con il mondo vero e con la realtà di non essere dotato di alcun superpotere.
La Disney torna al classico, ci sono tutti gli ingredienti indispensabili che hanno caratterizzato i prodotti anni ’90: i buoni sentimenti, l’amore incondizionato e reciproco (tra il cane e la sua padroncina), l’ironia pulita, un protagonista integerrimo e lo stuolo dei personaggi spassosi, ben caratterizzati ed ancor meglio costruiti, e il necessario happy ending. Tutti elementi che rendono il prodotto meglio fruibile, soprattutto rispetto a Wall-E, ad un pubblico più giovane.
La solfa indubbiamente è rinnovata esclusivamente nella forma, ma ha il merito di sfornare e lanciare nel mercato natalizio l’ennesimo fenomeno mediatico, si è ormai perso il conto da Mickey Mouse in poi; il cagnolino Bolt farà ancora una volta breccia nei cuori del pubblico più verde e recettivo, non ci sono dubbi a riguardo.
Il protagonista si formerà fluttuando tra le varie dimensioni che si alterneranno (realtà-finzione, mondo umano-mondo animale), tra (dis)avventure e pause di riflessione, lungo un viaggio on the road che attraverserà lo stomaco degli Stati Uniti, da New York a Hollywood, in compagnia di due immancabili compagni di viaggio prima e di vita poi: un’ironica e sarcastica gatta abbandonata ed un criceto sovrappeso e tv-dipendente, che da sempre segue sul piccolo schermo le avventure del super-cane col quale si troverà ad unirsi in un metaforico percorso di formazione che gioverà a tutti i personaggi della storia. Ed allora Bolt imparerà a fare il cane ‘normale’ trovando la propria felicità, nel più classico immaginario dell’animazione di tradizione.
Il film è poi impreziosito da dettagli sempre impeccabili: dal doppiaggio alla cura nel delineare i personaggi anche secondari, o addirittura solo figuranti. Tutto è coordinato e questo si riconferma il punto di forza delle produzioni disneyane, nelle quali, anno dopo anno, successo su successo, la soglia d’attenzione dell’intero team, con o senza Pixar, resta alta.
Con Bolt si ride, ci si commuove, ci si diverte senza pensarci troppo su, un’occasione, per gli adulti, di staccare la spina e rilassarsi di fronte all’ultima frontiera dell’entertainment per famiglie.
Qualcosa di già visto, certo, ma di cui difficilmente il pubblico si stancherà o si priverà come lieto intervallo tra le abbuffate natalizie, soprattutto se casa Disney continuerà a dimostrarsi così affidabile ed infallibile.

VOTO 58/100
Tommaso Ranchino

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