lunedì 12 febbraio 2007

Recensione: Volver


Tra i sobborghi di una afosa Madrid e un arido paesino della regione della Mancha si svolge l’ultima opera, quasi fotografica, dell’impeccabile Pedro Almodòvar. Questa volta la sua attenzione si concentra sull’universo femminile. Volver infatti è una storia di donne….coraggiose, appassionate, mediterranee, attraenti, ingenue,sole, malate, ma pur sempre donne. Insomma questo cast tutto rosa, capitanato da una coraggiosa Penelope Cruz, in versione Sofia Loren, ci presenta un’immagine forte di una Spagna spaccata tra una realtà di stampo medievale delle sue regioni centro-meridionali (ci si accorge infatti di essere ai giorni nostri per la sola presenza sporadica di auto moderne e cellulari tecnologici) e quel progressismo sociale che trova il suo leader in Zapatero.

E proprio in questo scenario l’abile Almodòvar tesse una trama fatta di incesti, di silenzi e di credenze popolari. Una serie di episodi incalzanti che, un fotogramma dopo l’altro, dipingono gli uomini così come neanche il più malizioso pennello di una convinta femminista oserebbe fare. Il tutto aiutato dalla fredda fermezza di Raimunda (Penelope Cruz) che come un generale silenzioso infonde sicurezza e coraggio al suo esercito al femminile per affrontare la battaglia più dura, quella di una quotidianità provinciale insostenibile. Un film che racchiude in se tanti generi: dalla commedia al dramma (tipici di Almodòvar), per arrivare fino all’horror e al thriller, rappresentati dalla presenza di fantomatiche apparizioni e di un omicidio impunito…

Il regista e sceneggiatore spagnolo, dopo i due successi agli Oscar con “Tutto su mia madre” (Miglior film straniero) e “Parla con lei” (Miglior sceneggiatura), ha sfiorato, confermandosi anche quest’anno, la Palma d’oro a Cannes proprio con Volver, battuto da favorito al fotofinish dall’ultima opera di Ken Loach; si è comunque potuto consolare con la vittoria dell’intero cast femminile come Migliori attrici.

Comunque Volver è un film da vedere sia per la sua perfezione tecnica che per la sua capacità di emozionare con semplicità, regalando scene di un amore molto diverso da quello romantico delle patinate commedie hollywoodiane,a cui siamo ormai abituati nelle grandi sale, o da quello drammatico del cinema europeo, ma più vicino a quello matriarcale del neorealismo all’italiana.

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