domenica 18 gennaio 2009

Intervista al regista e al cast di Imago mortis


“Imago mortis” tenta di rinverdire la produzione di film di genere in Italia, soprattutto in relazione all’onda d’urto del fenomeno spagnolo, e a tal proposito il co-sceneggiatore della pellicola Luis Berdejo è proprio colui che scrisse, assieme a Balaguerò, lo script di “Rec”.


Il regista Stefano Bessoni ci racconta il suo rapporto con l’horror: “La mia scelta nasce dalla mia inesauribile passione per il genere, che fu proprio quella che mi spinse ad intraprendere la carriera nel cinema. Sin dall’inizio ho voluto affrontare questo genere, pur rendendomi conto delle difficoltà che ci sono in Italia nella produzione di opere gotiche ed horror. Fortunatamente dopo una collaborazione di due anni con la Pixstar siamo finalmente riusciti a fare il film che volevamo fare”.
La realizzazione del film, tra riferimenti e passaggi di testimone, ha nascosto più di un’insidia, soprattutto in fase di scrittura: “Aldilà del lavoro finale con la Pixstar- dice Bessoni - la gestazione di Imago mortis è stata lunghissima, durata parecchi anni, in cui si sono avvicendati innumerevoli sceneggiatori, ci sono state circa 30-35 riscritture. Quella definitiva, che arriva al cinema, è quella mia e di Luis Berdejo, per l’appunto. Il riferimento al cinema tedesco espressionista è stato un passaggio obbligato per me, così come lo è per tutti quelli che approcciano l’horror. Poi ovviamente la scena attuale spagnola, tra Balaguerò ed Amenabar, ed uno sguardo al cinema nazionale di genere di cui, pur non citando direttamente, mi porto qualcosa visceralmente dentro. Voglio creare un genere come accaduto in Spagna ed in Francia”.


Nel film sono presenti due donne, eredi di un nome a dir poco oneroso, Gerladine Chaplin, già vista proprio in “The orphanage”, e sua figlia Oona. La ragazza, che vive a Londra, racconta l’esperienza sul set con la madre: “E’ la seconda volta che lavoro con mia madre, mentre la prima fu una cosa voluta, che abbiamo scelto e portato avanti insieme, questa volta, credetemi, è stato tutto figlio di un puro caso. Stefano è arrivato a me attraverso un agente di Londra. Qualche giorno più tardi, parlando al telefono con mia madre le stavo raccontando che avrei dovuto girare un film a Torino, e abbiamo scoperto di essere entrambe nel cast dello stesso film. La cosa più assurda è che Stefano inizialmente non sapeva nemmeno che eravamo parenti, tantomeno madre e figlia”.


Il protagonista maschile è il giovane spagnolo Alberto Amarilla, che racconta il momento spagnolo così: “Trovo che Spagna e Italia siano cugini di primo grado, ci sono infinite affinità tra i nostri due paesi. Oggi la Spagna sta vivendo un vero e proprio risorgimento: dal cinema per l’appunto, per arrivare sino allo sport, stessa cosa che, soprattutto parlando di cinema, l’Italia ha passato anni fa. E spero davvero che in Italia possa accadere oggi lo stesso che accade da noi, soprattutto perché durante le riprese ho potuto confrontarmi con un cast tecnico dotato di un talento cinematografico davvero fuori dal comune”.

Tommaso Ranchino

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