lunedì 2 novembre 2009

Intervista ai Fratelli Coen - A Roma per presentare A serious man


Nell'ultimo giorno di Festival a Roma arriva la coppia di fratelli registi più amata d'America. I Coen. Presentano il film Fuori Concorso "A serious man", ambientato nella comunità ebraica del Minnesota negli anni ‘60. Tutto questo riporta subito alla mente le origini dei Coen: "Abbiamo girato il film proprio nei posti in cui siamo cresciuti - dice Ethan - ma nonostante questo nella storia non c'è nulla di autobiografico. È tutta finzione".

E proprio sulle origini ebraiche dei Fratelli verterà tutta la conferenza, molto sottotono. I soliti ‘noti' partono all'attacco in maniera assurda chiedendo ai registi cosa pensassero sul Professore della Sapienza, Antonio Caracciolo, che porta avanti le proprie teorie negazioniste riguardo l'olocausto attraverso le sue lezioni ed il suo blog. Ethan, giustamente sorpreso, risponde così: "Mi sembra una cosa molto strana, soprattutto per accadere in un contesto accademico. Però a dire la verità non saprei proprio cosa rispondere, perché non c'entra davvero nulla col nostro film".

La conferenza continua a battere il ferro, ormai caldo, sulla questione ebraica: "La comunità ebraica - dice Joel - è stata molto importante per il film, ne ha segnato proprio la genesi, volevamo fare un film su di un'epoca ben precisa e in un contesto ben delineato. Per fare questo avevamo chiaro in mente la comunità dove siamo cresciuti negli anni '60 nel Midwest".
E proprio tale rappresentazione genera momenti esilaranti all'interno di "A serious man", situazioni forse realmente vissute dagli autori, Joel racconta: "Ci siamo sempre ispirati a qualcuno che abbiamo conosciuto, li abbiamo messi tutti insieme e abbiamo creato degli ibridi. A dir la verità non è questo l'unico film in cui l'abbiamo fatto, abbiamo tratto ispirazioni da persone conosciute tutta la nostra carriera".

Un tale ‘accanimento' cinematografico verso una comunità così potente e così caratterizzata come quella ebraica degli Stati Uniti potrebbe far storcere il naso a più di qualcuno: "Negli Stati Uniti - dice ancora Joel - la comunità ebraica è molto sensibile sul modo in cui viene descritta dai media. Però la maggior parte delle reazioni da parte loro è stata positiva. Comunque è impossibile, quando racconti una comunità, non creare qualche malcontento".
Ethan interviene: "E' anche vero che la comunità più radicale degli ebrei ortodossi non va al cinema e quindi non può esprimersi".

Nel film vi sono molti attori locali, è una caratteristica che ritorna nella filmografia dei fratelli Coen: "In questo film - ancora Joel - molti attori sono di Minneapolis, e quindi attori prettamente locali. Ad esempio però Michael Stuhlbarg è cresciuto in California e vive a New York. Quindi lo definirei un bel mix tra attori locali e non. Michael è stato molto bravo perché ha immediatamente capito le differenze che ci sono tra la cultura ebraica del Midwest e quella che caratterizza la comunità sulle coste degli Usa".

In conclusione i fratelli vengono interrogati sulla natura prima della loro opera, sulla categoria alla quale vorrebbe appartenere, Ethan non vuole differenziazioni tra ‘tragedy or comedy': "Non abbiamo mai pensato in questa maniera, qui si cerca semplicemente di essere veritieri e di raccontare la storia che volevamo raccontare. Sta poi allo spettatore e alla gente avere le reazioni che vuole".

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