lunedì 16 novembre 2009

Recensione di Segreti di famiglia - Il ritorno di un maestro


Francis Ford Coppola torna a firmare interamente una pellicola a più di 35 anni da “La conversazione”. “Tetro”, girato e scritto dal regista ormai settantenne, è un film in cui l'autore riversa tanto di quello che la famiglia e l'arte sono significati per lui, dalle origini italiane alla (onni)presenza di musicisti in 'casa'.
Coppola ci racconta con piglio teatrale una famiglia attraversata da sentimenti contrastanti e spesso insostenibili. Benjamin, a pochi giorni dal suo diciottesimo compleanno, arriva a Buenos Aires alla ricerca del fratello maggiore che non vede da anni. La sua non sarà una semplice ricerca fisica, ma soprattutto un'analisi intimistica all'interno della ambigua e schizofrenica personalità di Angelo, ormai divenuto Tetro (abbreviazione di Tetrocini, il loro cognome). Un poeta maledetto che vivacchia in un decaduto ambiente bohemién nel mitico quartiere di La Boca, cuore pulsante della cultura argentina negli anni '70, e che schiva il mondo esterno tenendo la sua opera incompleta e mai pubblicata, esternando il più classico dei patemi dell'artista.


L'incontro tra i due sarà una resa dei conti, il duello risolutivo di un percorso che attinge tanto alla tragedia greca e al teatro classico. Il teatro, la scrittura, lo spirito bohemién che impregna i personaggi porgeranno a Coppola un palcoscenico ideale dove inscenare una pellicola magistralmente condotta, tra un presente indefinito e i flashback che ben introducono la figura del padre-padrone , e a tratti addirittura sorprendente dal punto di vista visivo, attraverso l'uso di un bel bianco e nero e di uno straordinario e straziatissimo Vincent Gallo nei panni, davvero giusti per uno come lui, di Tetro. Su tutti sempre impeccabile il montaggio dell'inseparabile Walter Murch, due volte premio Oscar (“Apocalypse Now” e “Il paziente inglese”), che dimostra ancora una volta, dopo “L'altra giovinezza”, di aver digerito meglio di molti altri il cambio della guardia tra analogico e digitale.


Un po' romanzo di formazione, ci sono tutte le classiche figure come quella del 17enne vergine americano impacciato 'svezzato' da un procace ragazza argentina e sua zia (vedi “The dreamers”), un po' crocevia dell'artista incompiuto di mezz'età, “Segreti di famiglia” è senza dubbio un film potente, epico, che naviga tra il surreale e il reale, in una dimensione senza tempo. Un Coppola rinnovato ritorna protagonista di un cinema maestoso, fatto di immagini e di grandi sentimenti.

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