domenica 16 novembre 2008

Recensione de La fidanzata di papà


Anche quest’anno il Natale arriva prima, e si salvi chi può. Ancora una volta Cortina d’Ampezzo. Ancora una volta Miami. Non è di certo l’originalità l’ingrediente principe del cinepanettone, negli anni lo abbiamo imparato.
Dopo il successo (limitatamente al botteghino) di “Matrimonio alle Bahamas” della scorsa stagione, torna quella spina dorsale che ormai da qualche anno fronteggia la banda De Sica nella sfida, tutta all’italiana, per il primato d’incassi di Natale. Spina dorsale formata dallo scissionista Massimo Boldi, da Enzo Salvi, Biagio Izzo e I Fichi d’India. Ad aggregarsi al gruppone, come tradizione richiede, anche qualche comico apparso alla ribalta da poco, preferibilmente del vivaio Zelig, quest’anno tocca alla brava e siciliana Teresa Mannino. Le bonone di turno sono la Canalis e la Bush. Ma quest’anno la pellicola ha un asso nella manica, perlomeno dal punto di vista dell’appeal commerciale, ossia la presenza di Simona Ventura, first lady dei reality targati Rai e della tv nazionale spazzatura, nei panni della co-protagonista femminile.


Le premesse per un altro botto ci sono tutte. Inutile rodersi il fegato e sforzarsi troppo per annichilire un’opera che col cinema vero e proprio non ha nulla a che fare, e non ha neanche ambizioni in merito. L’italiano ha dimostrato in più occasioni, una volta l’anno da 25 anni per l’esattezza, di aver bisogno di pellicole del genere, di cibarsene avidamente quando gli viene richiesto.
La trama è la solita, trita e ritrita da anni, che sembrano secoli ormai, due famiglie che s’incrociano vista l’unione dei figliocci, e di lì equivoci a non finire.


Una comicità sempliciona e un po’ datata quella che ci propone il regista e sceneggiatore Enrico Oldoini, militante di vecchio corso della commedia nostrana (“Anni ’90”, “Vacanze di Natale” ’90 e ’91, “Yuppies 2”). Una comicità ormai sorpassata, che non diverte più neanche la vecchia guardia di afficionados, fatta di gag stucchevoli in cui Boldi gira nudo, in cui gli irritanti Fichi d’India si rendono ridicoli ed insopportabili scena su scena, in cui ci sono i bacarozzi nelle zuppe e dove ormai Er Cipolla non raccoglie più il successo di un tempo.
A contrapporsi, leggermente, a questo trend che guida nel baratro intellettuale ed artistico più becero, ci sono le buone vene comiche di Nino Frassica, esilarante, di Biagio Izzo, bravo nel vestire i panni di una donna, e della sorprendente Teresa Mannino, lieta scoperta.


Altro elemento, tanto indispensabile e presente da anni ormai quanto di un gusto a dir poco discutibile, è la scelta progettata e ragionata di cavalcare furbescamente l’onda dell’attualità. E questa volta si è andati forse troppo oltre: in “La fidanzata di papà” la Ventura racconta che ha avuto una storia extra coniugale con un famosissimo, soprattutto in questo periodo afferma, uomo di colore. Forti dell’uscita prevista già da tempo a ridosso dell’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti, gli sceneggiatori hanno scommesso sulla vittoria del senatore dell’Illinois. Il cattivo gusto, grazie al cielo, si è limitato all’insinuazione, tra l’altro più che palese, grazie alla scelta in post produzione di tagliare alcune scene, su tutte quella in cui Boldi rincorre la Ventura dicendogli: “Ma gli schiaffi così li davi anche ad Obama?”, oppure quella in cui la Ventura al cellulare accenna un Happy birthday alla Marylin al Presidente dicendogli: “Ma sei già alla Casa Bianca? Ah no, è vero ci vai a Gennaio”.


Insomma questo è un film di bassa qualità, come era già facile ipotizzare, che fa ridere poco e male, ma questo oggettivo giudizio non fermerà di certo la massa dall’affollarne le sale (ben 600) che lo ospiteranno. Non ci resta che scrutare impassibili, ed aspettare tempi migliori.
E se il Natale invece di arrivare prima non arrivasse mai? L’Italia potrebbe sopravvivere? Siam certi di sì.

VOTO 35/100
Tommaso Ranchino

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