lunedì 26 ottobre 2009

Recensione: Viola di mare



Presentato all'Auditorium il primo film italiano in concorso. Prodotto dalla Cucinotta, che si ritaglia anche un piccolo ruolo, e distribuito da Medusa, il film della Maoirca si ispira ad un romanzo di Giacomo Pilati, "Minchia di Re", che racconta il percorso e l'amore omosessuale di due giovani donne in un'isoletta sicula di meta '800. L'approccio alla tematica e l'ingresso di questa in un ambiente iperconservatore e patriarcale non erano dei più comodi, ed infatti il film della Maiorca si sgretola ben presto. La storia, pur se tratta da un episodio (dicono) realmente accaduto, viene soffocata sotto il peso delle innumerevoli sovrastrutture che vi si creano sopra, ancora una volta la complessità di un romanzo rovina l'intenzione di un film. Gli spunti interessanti non mancano, vedi la coraggiosa scelta registica manifestata da inquadrature non convenzionali e poco televisive (rischio scongiurato vista la militanza dell'autrice nel piccolo schermo) e la colonna sonora di Gianna Nannini, che sporca e attualizza il costume ottocentesco. Ma non basta. Le scelte voluttuose che accompagnano tutto il rapporto tra le due, una buona Solarino, che esce alla lunga, e un'impacciata Ragonese, meno in palla rispetto a "Tutta la vita davanti", intasano il gusto di chi guarda il film, paralizzano il percorso intrapreso all'interno dell'ipocrisia popolare e sottocategorizzano il tutto ad un melò ambiguamente realizzato. Un melò nel quale il motto è: "C'è solo un modo per volersi bene" (Angela a Sara). D'altro canto però il repentino cambio di rotta che "Viola di mare" vive, che non anticipiamo, lascia il campo al teatro del paradosso, desta la curiosità dei più attenti e fa crescere il rammarico. Il vero punto di forza dell'intero progetto sarebbe dovuto essere quello di analizzare le reazioni e le relazioni sociali che una bomba ad orologeria come il rapporto tra Angela (Solarino) e Sara (Ragonese) e le sue conseguenze avrebbero potuto avere. Questo soprattutto all'interno di un ambiente del genere, e lo sfruttare meglio l'ambientazione dell'isola, che in questi esperimenti aiuta eccome (Abrams docet), avrebbe rafforzato l'impianto metaforico e la riuscita della pellicola. Invece quel che rimane è un melodrammone troppo elaborato che vive soprattutto dell'interpretazione della Solarino e della singolarità comunque riconoscibile della tematica, il tutto deliziato da alcune scene erotiche d'impatto che esaltano sinuosità e asperità fiscihe delle due protagoniste, modelli di bellezze agli antipodi tra loro.

Mp News incontra Valeria Solarino, Isabella Ragonese, Donatella Maiorca, Maria Grazia Cucinotta e Gianna Nannini

(alla regista) La voglia di rappresentare un amore irrituale, che poi alla fine risulta essere l'unico sentimento sincero, a cosa è dovuta?

Donatella Maiorca: "Viola di mare è una grande storia d'amore e di libertà, la libertà di poter scegliere chi amare. Angela è una donna che s'innamora solo di sara, non di tutte le donne. E proprio per questo che la storia tra di loro, essendo universale, era attuale allora ed è attuale oggi.

Poi mi interessava smascherare un virus latente nell'essere umano: il razzismo e la violenza nei confronti dei diversi. Un altro aspetto che rende attuale il film".

(alle attrici) Come avete approcciato i vostri personaggi non facili? Avete mai pensato di scambiarveli?

Valeria Solarino: "Non avrei mai ceduto il mio ruolo, ero fortemente attaccata al personaggio di Angela. Ho sempre avuto chiara in mente una sola cosa: Angela ama Sara in qualsiasi momento della storia. Perciò qui parliamo dell'amore come dovrebbe essere considerato: due esseri umani che si incontrano senza dover rientrare in dei cliché stabiliti o dover riempire delle tabelle già scritte".

Isabella Ragonese: "Il personaggio di Sara l'ho lavorato in maniera meno evidente ed esposta rispetto a quello di Valeria. Ho dovuto intraprendere un percorso più soottile, prima di girare ho cercato di dimenticare ogni cosa attinente all'attualità, ho pensato ad una ragazza ingenua e normale cercando di capire cosa potesse scattare in lei, di cosa si fosse innamorata.

E secondo me Sara si innamora dell'amore che Angela prova per lei, più che di Angela stessa. Il film racconta quanto è potente una passione quando è reale".

(alla produttrice) Come commenta la bocciatura della legge contro l'omofobia?

Maria Grazia Cucinotta: "Non parlo mai di politica, ne parlano tutti oggi ed è una cosa grave perchè così si confonde la gente. Io faccio solo cinema, e così affronto il problema. Facendo il mio lavoro e portando avanti un film del genere. Per realizzarlo ho preso molte porte in faccia e ringrazio fortmente la Medusa che ha creduto nel progetto".

(alla realizzatrice della colonna sonora) Ti sei divertita nel comporre la colonna sonora per Viola di mare?

Gianna Nannini: "Per me quando faccio una colonna sonora è sempre importantissimo parlare con il regista. Questa volta vista l'ambientazione fortemente caratterizzata volevo uscire dal luogo comune della musica popolare, e siccome oggi il rock è la musica popolare per eccellenza il passaggio per me è stato molto vicino. Inoltre ho voluto recarmi personalmente sui luoghi dove tutto è accaduto e tutto è stato girato. Alla fine ho inserito delle sonorità di chitarra molto acide, che appartenessero al luogo e ai suoi sapori, che ho campionato stando lì".

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